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W LA REALTA’!!!…a proposito di aborto,omofobia e ricerca della verità! (PARTE II)

(Parte II)

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Articolo di Don Roberto De Meo


E’ una profonda fiducia nella realtà ciò che caratterizza l’uomo antico e medievale. Ciò che vedo e che tocco non è un inganno o solo “sensazione”, ma la porta d’ingresso alla “verità”! La realtà ha “un senso” e la mia ragione è fatta per riconoscerlo. I “fatti” e le “cose” mi provocano a una ricerca che mi porti alla profondità di ciò che sperimento.


“Noi”, i moderni, siamo all’opposto di questo sguardo fiducioso e curioso sul reale. Per noi la realtà non ha senso…per noi l’unica cosa che conta è quello che “sentiamo”, che “pensiamo”, che “desideriamo”. Tutto è importante, tranne le cose cosi’ come si presentano all’esperienza. Non è forse la teoria gender il trionfo di questa posizione? Non conta ciò che il mio corpo dice in tutti i suoi aspetti chimici e biologici…ciò che conta è quello che “sento” di essere! Per l’uomo antico e medievale la realtà è un’alleata nella scoperta della verità della vita, per l’uomo moderno la realtà è una nemica, perché pretende di essere “prima” di me e del mio pensiero…cioè “data”!


L’esperienza viene perciò concepita come una sorta di “prigione” che non consente più all’uomo di avere rapporti se non con le proprie sensazioni ed emozioni. Da un certo punto in poi della storia viene negato che attraverso “l’esperienza” della realtà io possa avere accesso alla verità non solo del mondo ma anche di me stesso.

I grandi temi sui quali oggi ci scontriamo( omosessualità, aborto, eutanasia ecc..ecc..) fanno apparire urgente il compito di recuperare il significato primitivo della parola e del concetto di esperienza come il luogo in cui la realtà si impone e si manifesta in tutta la sua evidenza, con la sua “implacabile” presenza e quindi si da a conoscere all’uomo. L’esperienza è l’avventura appassionante dell’introduzione progressiva dell’uomo nella profondità della realtà, che fa passare la persona da ciò che si vede a ciò che non si vede, che è la consistenza ultima del reale. Il passaggio che mi porta alla scoperta della consistenza e del senso di ciò che sperimento si chiama “ragione” o “intelligenza”. Dicevamo che oggi la vera crisi non è della fede ma della ragione proprio perché ad essere negata non è tanto la fede nei suoi principi, ma la capacità dell’uomo di riconoscere il “senso” e la “consistenza” del reale…fino ad arrivare a proclamare che ormai non esistono più fatti ma solo opinioni!


E’ necessario oggi riaffermare la grandezza e l’ampiezza della ragione umana ( capace di cercare, trovare e riconoscere il vero, cioè la profondità delle cose! La ragione è infinitamente più grande del 2+2=4! Essa è “sete” di infinito…). Occorre riscoprire la grandezza e la capacità della ragione perché la vita può essere veramente umana solo quando si basa su ciò che è “ragionevole” non su ciò che “sentiamo” o “desideriamo”! Quello che non è ragionevole non può essere vissuto umanamente e, quindi, è soggetto alla precarietà dell’istinto o del sentimento oppure alla forza prevaricatrice del potere. La libertà è, infatti, capacità di adesione al vero riconosciuto e non possibilità di scelta arbitraria e razionalmente immotivata. Nell’assenza di un nesso con la verità della realtà la libertà si nega e si riduce a pura istintività, facilmente condizionabile dal potere che raffina sempre di più le sue armi di persuasione o di ricatto, in funzione di una omologazione che serva ai suoi scopi.


Un uomo che più di tutti in questo secolo ha contribuito in modo decisivo al recupero del significato dell’esperienza umana è don Luigi Giussani, una delle personalità più eminenti del mondo cattolico contemporaneo. In uno dei suoi primissimi scritti (Il rischio educativo) descriveva così la struttura dell’esperienza:


«…ciò che provoca la mia crescita non coincide con me, è altro da me.»


Ciò che caratterizza l’esperienza è il capire una cosa, lo scoprirne il senso. L’esperienza quindi implica intelligenza del senso e delle cose. E il senso di una cosa si scopre nella sua connessione con il resto, perciò esperienza significa scoprire a che una determinata cosa serva per il mondo […]


La vera esperienza immerge nel ritmo del reale, e fa tendere irresistibilmente ad una unificazione fino all’ultimo aspetto delle cose, cioè fino al significato vero ed esauriente di una cosa.


Giussani sottolinea inoltre come questa crisi del concetto di esperienza come introduzione alla verità della realtà, propria dell’età moderna, si sia sviluppata proprio a partire dal rifiuto e dall’opposizione al cristianesimo. Paradossale che il rifiuto e la lotta a Cristo si siano sviluppati in un rifiuto e in una lotta alla realtà così com’è!


Sempre nel Rischio educativo Giussani afferma:

«Coloro che negano, per plagio o per distrazione, la figura di Cristo sono condannati a ridurre la realtà così come traspare imponente nell’esperienza, come consiste, si impone e traspare nell’esperienza, sono condannati a ridurre questa realtà a niente. Cioè rinnegano l’ampiezza del cuore dell’uomo: sete di verità, di bellezza, di bontà, di pienezza, di perfezione, di soddisfazione, di felicità.


Inoltre tendono a rinnegare la parola che indica il penetrare nella nostra esperienza di una cosa nuova: avvenimento! La parola “avvenimento” non la capiscono, cosa voglia dire avvenimento non possono capirlo. E’ questa la parola che con furibonda ira negano. Anzi, più profondamente rinnegano che nell’esperienza dell’uomo traspaia una realtà, un reale “reale”.


Questa restrizione tragica della possibilità di constatare ciò che c’è e della forza di riconoscere ciò che c’è è come una maledizione demoniaca sulla vita dell’uomo, sullo splendore della natura, sulla grandezza dell’animo, che vengono così tranciati, recisi, fino alla radice di ogni loro capacità e significato.»


L’incontro con Cristo ha fatto innamorare me e tanti miei amici della realtà e della ragione. Da queste due alleate vogliamo sempre ripartire alla ricerca della Verità di noi e del mondo che ci circonda!


Chi si sente di camminare su questa strada?




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