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Un’espressione di bellezza divina

Articolo di Costantino Pio Vocino


La liturgia è espressione della bellezza divina, è espressione della sublime grandezza del Tutto che si rende presente e si dona agli uomini per mezzo di un piccolo pezzo di pane e su una povera mensa. Che mistero ineffabile dell’amore di Dio! Sembra tanto immenso questo mistero quanto lontano e sconosciuto! Eppure, è ciò che accade ogni qualvolta si celebri il Santo Sacrificio della Messa. L’aspetto che si vuole analizzare in questo articolo è una componente della liturgia, passata in secondo piano, a cui ormai viene attribuito solo un semplice ruolo di “intrattenimento”: la musica.


Che importanza riveste la musica nella liturgia? Attraverso la musica, l’uomo da sempre ha espresso la sua soggettività, il suo stato d’animo, la celebrazione di un evento glorioso, triste…sono espressioni che hanno un grande valore, basti pensare ad un Verdi, un Beethoven, un Mozart, un Vivaldi: tuttavia, la musica assume un valore non quantificabile quando questa diventa un mezzo dell’uomo per offrire lode a Dio. Nella Liturgia, il cuore dell’uomo si eleva e rende grazie per il grande mistero che si celebra, il mistero di un Uomo-Dio che si rende REALMENTE presente alla sua Chiesa.


Quali sono i ruoli fondamentali della musica sacra all’interno della Liturgia? La musica sacra all’interno della Liturgia riveste tre ruoli fondamentali, che sono punti cardine di qualsiasi corale “cristiana”: preghiera, testimonianza, carità.

Preghiera: sembra scontato, ma cito la famosissima frase del grande Sant’Agostino: “Chi canta bene, prega due volte!”. Una frase ricca di verità e di incoraggiamento. Il canto è preghiera ed espressione di amore! L’esempio che verrebbe spontaneo, è quello dell’innamorato: come l’innamorato esprime nel canto ciò che a voce quasi non ha il coraggio di esprimere, così il cuore dell’uomo inneggia ed esprime il suo amore a Dio attraverso il canto e gli inni.

Testimonianza:“Il canto è venuto bene! È servito tanto lavoro!” È vero! Si suda! Sono esperienze che io e molti colleghi direttori e coristi abbiamo fatto! Ma, il canto può anche essere perfetto tecnicamente (…il crescendo è dolce, gli staccati sono secchi, i forti e i piano sono al loro posto…) ma la perfezione non sta nella tecnica, quanto nello spirito che ognuno mette nell’esecuzione! Si vede e si sente la differenza tra uno che canta con ricchezza di spirito e uno che canta per passatempo, “perché devo!” “perché Sanremo è troppo per me!” o peggio ancora “perché non ho nulla di meglio da fare”. Il canto esprime l’animo del corista, tira fuori l’interiorità, la sensibilità di chi canta: chi ascolta, deve capire che ciò che si canta esprime quell’Incontro, quell’Avvenimento che ha trasformato la nostra vita e ci fa cantare in un modo diverso, testimoniare appunto.

Carità: il servizio che GRATUITAMENTE viene offerto alla comunità, da parte dei cori nelle Parrocchie, è una vera e propria carità! In virtù del fatto che l’animo ha bisogno di uno spirito, di una bellezza che lo elevi alla Bellezza divina e possa contemplarla già qui sulla terra, il ruolo della musica e dei canti che vengono proposti nelle celebrazioni, sono un’infinita carità e un grande ausilio per tutti i fedeli.


Quali sono gli autori che si prediligono per una buona celebrazione? La perfezione nella Liturgia, a parer mio, si raggiunge soprattutto nella tradizione! Bisogna un po’ rivalutare tutti quei canti che la Santa Madre Chiesa ha fatto ascoltare ed eseguire a tutti i nostri antenati. Bisognerebbe ridurre al minimo le eccessive modernizzazioni dei brani liturgici (De gustibus! Per carità!) che, oramai, senza alcuno scrupolo vengono eseguiti tranquillamente con l’accompagnamento di batterie, strumenti e melodie poco consone al momento. Non ci sono autori ben precisi ma potrebbero essere degli ottimi aiuti per la celebrazione i canti gregoriani, i brani di Da Victoria, Palestrina, Mozart, Perosi (ne ho citato sono solo alcuni, ovviamente, tra i più grandi!). Un autore dei nostri giorni che apprezzo molto è Mons. Frisina: riesce ad operare una commistione tra la tradizione e il contemporaneo in maniera magistrale, senza tralasciare la bellezza della tradizione ma reinterpretata in chiave moderna nella giusta misura. Riesce poi, anche con propri testi, a fare delle vere e proprie catechesi con il canto: ogni esecuzione è un’occasione per evangelizzare, che è alla fine lo scopo della musica sacra e del canto.

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