top of page

UN DESTINO DI GIOIA INFINITA | AFICIONADOS

Dall'omelia di Don Nazario Marinacci

ree

Carissimi, celebriamo oggi la Solennità di tutti i Santi, nella quale la Liturgia della Chiesa, come abbiamo pregato nell’orazione Colletta, all’inizio della Santa Messa, ci fa celebrare con gioia, in un’unica festa i meriti e la gloria di tutti i Santi. Chi sono i Santi, e cosa vuol dire essere santo? Già nell’Antico Testamento, ritroviamo il tema della Santità: risuona più di tutti l’invito che Dio rivolge al popolo eletto nel Libro del Levitico: “Siate santi, perché io, il Signore vostro Dio, sono santo”. Da questa prima considerazione comprendiamo qual è per noi l’origine della santità e a quale fine essa tende: l’origine della santità è Dio stesso, è lui il solo santo. Egli che è il solo e unico santo chiama tutti gli uomini alla santità, poiché è nella sua volontà e nel suo imperscrutabile mistero di amore, che noi tutti siamo destinati ad essere come lui. È Dio la causa e il fine del nostro essere santi poiché egli chiama all’incontro con lui e a conformarci a lui, per essere partecipi della sua stessa vita divina. Questa grande chiamata di Dio, l’uomo la percepisce nella forma del desiderio alla Santità: l’essere con Dio e come Dio fa parte della nostra stessa natura di uomini, anzi, la nostra umanità, riceve e raggiunge la sua piena e vera realizzazione quando si compie questa unione con Dio e la nostra vita diventa conforme alla vita stessa di Dio. Sant’Agostino spiegò questo concetto con queste parole: “Tu ci hai fatti per te, o Dio e il nostro cuore non trova pace finché non riposa in te!”. Oggi quindi celebriamo la festa di tante persone in cui questa unione si è realizzata e sono per noi di esempio e di aiuto; ma celebriamo anche la festa di tutti quanti noi che siamo in cammino verso questa unione. La festa di oggi è anche del santo che sta in ognuno di noi e che ognuno di noi è chiamato ad essere e realizzare. In questo consiste il grande amore che il Padre ci ha dato e di cui ci ha parlato l’apostolo Giovanni nella seconda lettura: “Noi fin da ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato, ma quando Egli si sarà manifestato noi saremo simili a lui perché lo vedremo così come egli è”. Noi siamo Santi fin da ora se viviamo da figli di Dio, se viviamo da suoi testimoni nel mondo, se lasciamo che la nostra vita sia guidata dal suo amore e sia conforme ai suoi voleri. Essere figli di Dio vuol dire quindi, opporci con tutte le nostre forze – con l’aiuto della sua Grazia – a tutto ciò che dispiace a Dio e Glorificarlo mediante il bene che, malgrado la nostra fragilità, possiamo seminare nel mondo; questa vita donata per il bene, ma quello vero e autentico che si configura con Dio stesso, darà in pienezza i suoi frutti, quando Egli si sarà manifestato, ossia quando compariremo di fronte a Lui, dinanzi al Suo cospetto, per ricevere in dono Dio stesso. Ma è pur vero che vivere da Figli di Dio non è affatto facile, richiede il passare attraverso “la grande tribolazione”. Ogni forma di santità, pur seguendo vie differenti, in conformità alle varie vocazioni a ciò il Signore ci chiama, passa sempre per la via della croce, che significa per noi rinunciare a noi stessi per far posto a Dio. Le vite dei Santi che la chiesa ci propone come esempio e modello, descrivono persone di ogni età, popolo, lingua e nazione, che docili ai disegni di Dio e all’azione dello Spirito, hanno affrontato prove, persecuzione e martirio dalle quali anche noi non siamo esenti, se davvero vogliamo realizzare la santità che siamo chiamati a perseguire. La nostra vita da figli di Dio porta anche noi a subire la persecuzione o il martirio dell’incomprensione, dell’esclusione, della denigrazione sociale e quando conformi alla volontà di Dio, ci opponiamo a certe ideologie, pratiche, stili di vita che invece la maggior parte del mondo ha fatto proprie richiedendole e pretendendole come normali. I figli di Dio passano attraverso questa grande tribolazione perché ricordano al mondo che al di sopra di tutte le cose c’è Dio con ciò che egli ha stabilito come Santo e Inviolabile; i figli di Dio passano attraverso la grande tribolazione, quando ricordano al reso del mondo che c’è il peccato e che il peccato va combattuto con tutto se stessi, non va accettato e ricordarlo al resto del mondo, che tutto ciò che si oppone a Dio è destinato a scomparire e rimarrà Dio con i suoi eletti, con i Suoi Santi a cantare canti di gioia agitando la prima della vittoria nella dimora eterna nella Gerusalemme celeste. Questo è il destino eterno che ci attende, che è stato preparato per noi, fin dall’inizio del mondo, un destino di gioia infinita in compagnia di Dio e dei suoi Santi. Questa gioia, che ci attende, viene proclamata anche nella pagina evangelica che abbiamo ascoltato. La beatitudine esprime la massima condizione di gioia; è la condizione dei Santi che già vivono al cospetto di Dio ma è anche la condizione presente di chi sceglie di orientare la propria vita sul modello della vita di Gesù. Nel proclamare le beatitudini, il Signore ci dice che è veramente felice chi vuole vivere come Lui è vissuto. Infatti, e Gesù il vero povero in spirito, è Lui il mite, Lui il misericordioso. È Cristo l’imo dal cuore puro, assetato di giustizia, l’operatore di pace. E Lui, Gesù, che nella Sua passione e croce è stato perseguitato, afflitto, abbandonato. Mettiamoci quindi sulle orme di Cristo. Per realizzare la nostra santità ed essere Suoi testimoni in un mono che sempre di più ci sta dimenticando di Dio.

Commenti


Tf

©2023 

di Associazione Studentesca Aficionados.

bottom of page