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Le macerie della chiesa: Dalla Presenza al sentimento.

Articolo di Pepito Sbazzecuti con la collaborazione straordinaria di p. Malachia Murdoch!


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Come la Chiesa sta riducendo la fede a sentimentalismo auto-esaltandosi in fervorini, rifiutando la croce.


''La Chiesa ha cominciato a abbandonare l’umanità secondo me, secondo noi, perché ha dimenticato chi era Cristo, ha avuto vergogna di Cristo, di dire chi è Cristo.'' (L. Giussani)


La maturità della vita sta nello stare di fronte alla realtà, qualsiasi essa sia, guardarla e farla penetrare in noi. Le parole pronunciate da Giussani, la loro durezza, sono come un pugno che ridesta la nostra coscienza assopita. A ben vedere questa frase richiama Solov'ëv e il racconto dell'anticristo che divenne il volantone permanente. Occorre riconoscere che questo vergognarsi di Cristo nasce nell'intimo del nostro io. Ma cosa vuol dire avere vergogna di Cristo? É in fondo una mancanza di fede, non crediamo più che Gesù compia il desiderio di infinito nel nostro cuore e quindi anche del fratello, della società. Sostituiamo la Sua Presenza con il prodotto delle nostre mani, con continue innovazioni credendo di affascinare il mondo ma con il risultato di farsi deridere. Di essere usati e derisi. Prendendo in giro chi, e in particolare i giovani, si avvicina chiedendo parole di vita eterna ma si propone la solita minestra riscaldata, fatta di tanto attivismo e nessuna risposta. Oppure, i peccatori che chiedono una parola di verità, pur dolorosa, e si ritrovano con una pacca sulla spalla e una solitudine ultima nel loro inferno. Si cambia tutto nella chiesa per affascinare ma la conclusione è una noia. Il marketing non funziona perché il cuore non è fatto per immagini ma per una Presenza in carne e ossa, Cristo. Per secoli la Chiesa si è preoccupata di testimoniare Cristo, nella maniera in cui Cristo stesso l’ha trasmesso a noi e che i preti accettino o meno questa verità, il Vangelo ha un contenuto, insegna la verità e una strada da seguire. L’atto di fede è perciò non solo fiducia in Dio, ma anche e soprattutto un’accettazione di Lui e di ciò che ne consegue da dottrine e principi morali fino ai capillari ultimi. Stiamo riducendo la fede a puro sentimento. La fede non può poggiare sul solo sentimento, questa è la riduzione protestante. Guardiamo quindi a cosa ha introdotto Lutero per capire il momento storico che siamo chiamati a vivere. Al di là della sua buonafede Lutero ha oggettivamente demolito la presenza di Cristo nel mondo, ha ridotto la fede a sentimento e soppresso la realtà ecclesiale nella sua sacramentalità. Quindi: è inesatto e parziale dire che è stato un riformatore non capito. Questo si chiama "annacquare la fede" che porta, per forza di cose, al mutamento della liturgia favorendo la vanità dei preti con le loro omelie. La loro consistenza diventa la riuscita, l'applauso; e non più essere "Persona Christi". Questo a discapito della natura sacramentale della messa il cui culmine è la consacrazione. Un pezzo di pane che diventa corpo, carne vivente di Gesù.

Chi tra i preti crede ancora a questo?

Questo stravolgimento ha una conseguenza, una eterogenesi dei fini: le chiese son sempre più vuote.Se apriamo il Catechismo nella sua seconda parte, si legge che la parola “liturgia” significa inizialmente servizio da parte del popolo e in favore del popolo. Nella tradizione cristiana vuole significare che il Popolo di Dio partecipa all'opera di Dio (CCC 1069). E il catechismo è così chiaro sulla connessione tra fede e liturgia che dice: Nel Simbolo della fede, la Chiesa confessa il mistero della Santa Trinità e “il mistero della sua volontà, secondo [...] la sua benevolenza” (Ef 1,9) su tutta la creazione: il Padre compie il “mistero della sua volontà” donando il suo Figlio diletto e il suo Santo Spirito per la salvezza del mondo e per la gloria del suo Nome (CCC 1066). Infatti, quest’opera della redenzione umana e della perfetta glorificazione di Dio, che ha il suo preludio nelle mirabili gesta divine operate nel popolo dell’Antico Testamento, è stata compiuta da Cristo Signore, specialmente per mezzo del mistero pasquale della sua beata passione, risurrezione da morte e gloriosa ascensione (CCC 1067). È questo il mistero di Cristo che la Chiesa annunzia e celebra nella sua liturgia, affinché i fedeli ne vivano e ne rendano testimonianza nel mondo (CCC 1068). Per mezzo della liturgia si effettua l'opera della nostra redenzione (Concilio Vaticano II, Sacrosanctum Concilium, 2). Pertanto, come Cristo fu inviato dal Padre, Egli stesso ha inviato gli Apostoli a predicare la redenzione e ad attuare l'opera di salvezza che annunziavano, mediante il sacrificio e i sacramenti attorno ai quali gravita tutta la vita liturgica. Capite? Cambiando, annacquando, innovando ciò che Cristo ci ha lasciato è un irrompere sulla sua opera santificatrice per distruggere il piano di Dio. Altro che missione! Si preparano piani pastorali in cui c’è tutto lo scibile tranne la fede. Si aprono porti e chiese a tutti tranne a chi con disprezzo viene etichettato come tradizionalista, adoratore di ceneri, rigido, fariseo; badate non sono parole che mi invento, cliccate sul sito che metterò in seguito per guardare con i vostri occhi.


La fede è ridotta ad una conseguenza etica dell’accoglienza, della povertà, dei diritti umani, mettendo da parte la pretesa di Cristo di essere unico Salvatore. Queste riduzioni portano ad eliminare fattori originali del fatto cristiano: la croce, la missione, la devozione a Maria. Per concludere, ultimo tema che è odierno. Il sinodo dell’amazzonia[1] La Chiesa ha sempre domandato a Dio la grazia delle vocazioni, ma non ha mai ridotto il livello della santità richiesta. La crisi che stiamo vivendo non nasce dalla durezza della vita ma dalla mancanza di fede. Fede cioè la pretesa di Cristo di essere la Risposta al nostro bisogno umano. Occorre quindi guardare fino in fondo il nostro grido umano e verificare se Cristo ne è la Risposta. La verifica infatti nasce standogli di fronte, aderendo nella totalità alla carne di Cristo (sacramenti, carisma, dottrina, liturgia, tradizione...). Cari amici buon pellegrinaggio alla verità di sé!

  • [1] Il celibato ecclesiale. Non vorrei subissare la vostra mente di nozioni, di concili, di esortazioni apostoliche a riguardo, prediamo in considerazione il Vangelo stesso. Spiega Marco Respinti Le parole pronunciate da Gesù (cfr. Mt 19,29; Mc 10, 29-30; Lc 18, 29-30), non sono generiche, affatto. Ma riguardano specificatamente gli ecclesiastici: sono infatti rivolte a quanti Egli invita ad annunciare il vangelo, come vocazione specifica di vita. […] molti sostengono che però il comandamento di abbandonare tutto fosse solo temporaneo, così che svolto il compito (da parte degli apostoli, ndr), sarebbero tornati alle proprie famiglie. Ma nei vangeli non vi è traccia di questa temporaneità. La domanda quindi nasce spontanea: “Perché i sacerdoti hanno continuato a sposarsi per secoli?” […] non è affatto così. In epoca apostolica e nei primi tempi del cristianesimo accedevano al sacerdozio uomini maturi e quindi che spesso già sposati; il perché è facile e logico da comprendere. A quel tempo, i cristiani erano giocoforza tutti dei convertiti, quasi sempre adulti; normale dunque che chi decideva per il sacerdozio avesse già una propria vita alle spalle, […], al momento dell’ordinazione lasciavano progressivamente, con il legittimo consenso della moglie. (E non consumavano ndr).

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