top of page

Che Italia vogliamo? Forte e positiva.

Articolo di Leonardo Frascaria

ree

Siamo di fronte ad uno dei periodi più bui della storia della Repubblica: il Covid19, oltre a rappresentare un pericolo per la salute dei cittadini, mette a repentaglio anche il sistema economico del nostro paese. Sentiamo spesso parlare di rilancio, di una nuova era per l’Italia, ma i nostri politici dimenticano un fattore fondamentale affinché si possa uscire dalla crisi.


La crisi economica derivante dall’emergenza sanitaria chiama in causa la classe dirigente italiana ad innescare una serie di politiche che rilancino il nostro paese, favorendo l’occupazione e dando sostegno a quelle famiglie maggiormente colpite. Negli ultimi giorni, come ogni anno a Dicembre, assistiamo al dibattito sulla Legge di Bilancio. Questa, dato il periodo storico vigente, dovrebbe essere una di quelle più piene in termini economici, ma continuiamo ad assistere all’inserimento di misure assistenziali come il reddito di cittadinanza, il cui fallimento è ormai sotto gli occhi di tutti. Agli italiani bisogna garantire la dignità del lavoro non una forma di assistenzialismo dannosa che si è rivelata essere percepita da numerosi evasori, criminali, spacciatori e mafiosi. Altro punto all’ordine del giorno poi è l’inserimento nella Legge di Bilancio di un’imposta progressiva sui grandi patrimoni (la cd Patrimoniale) proposta con emendamento da Matteo Orfini (Pd) e Nicola Fratoianni (Leu). L’obiettivo dovrebbe essere di carattere emergenziale: si chiede a quella porzione di cittadini meno vulnerabili economicamente un contributo per la ripresa; questa manovra è assolutamente errata, ma prima di capire il perché, analizziamo uno studio condotto sul ‘’risparmio degli italiani e delle loro scelte finanziarie’’ da parte di Intesa San Paolo in collaborazione con il Centro Einaudi. Poniamo l’attenzione su qualche dato: in 12 mesi i depositi bancari sono aumentati di 126 miliardi con un balzo della propensione al risparmio dal 11.8% al 20%. Da ciò si evince che gli italiani nel 2020 per evidenti motivi hanno fatto eccessivo ricorso al risparmio precauzionale, ma il dato peggiore è che il Covid19 ha congelato gli investimenti ed i piani di acquisto.


Se nel 2021 almeno i due terzi del risparmio accumulato nell’anno precedente non saranno rimessi in circolo sarà difficile vedere anche nel medio periodo una prospettiva di ripresa e crescita. La macroeconomia ci insegna che un eccessivo risparmio è dannoso, soprattutto perché questo non stimola la domanda e l’investimento, che a loro volta non stimolano l’occupazione. Alla luce di quanto detto sopra, qualcuno potrebbe affermare che la patrimoniale potrebbe essere una soluzione, in realtà no, perché si tratta di un prelievo forzoso dello Stato che non va a colpire esclusivamente – detto in parole povere – i ricchi, ma anche quella fascia di popolazione che in questi anni, attraverso il sacrificio del lavoro, ha accumulato risorse presso i propri conti correnti in vista di un eventuale emergenza. Il prelievo forzoso è dannoso (perdonate la rima), è da regimi totalitari. Per far tornare in circolo il denaro bisogna che i cittadini tornino ad investire liberamente e ad avere fiducia in una classe dirigente che utilizza il denaro per il bene comune e non in misure assistenzialiste o in bonus e marchette (vedi bonus monopattini).


Le formule economiche che vengono proposte e applicate non sono l’unica soluzione al problema, bisogna arrivare all'origine della crisi che ha anche una dimensione etica. Da dove può nascere questa fiducia di cui parlavo? Perché mai i cittadini dovrebbero ritornare ad investire? Ciò può accadere solo se si torna ad avere uno sguardo positivo sulla vita, quello sguardo che ha caratterizzato a lungo coloro che hanno fatto grande l’Italia nel Boom Economico. Un motivo che si eredita dall'educazione cristiana, e che ha scandito la vita di numerosi imprenditori italiani del dopoguerra. La nostra civiltà fin dagli albori si fonda su questa visione, perché ci insegna che l’uomo è fatto per essere felice e che neanche il più grande dramma (come il Covid) può fermare il nostro desiderio di felicità. Se la vita non è positiva, o meglio, se la vita non va oltre il dramma, non vale la pena tornare a investire per rilanciare il nostro paese. Questo tema deve essere al centro del dibattito pubblico, mentre ahimè si tende troppo ad una visione sempre più pessimistica sulla vita.


Che Italia vogliamo per il futuro? Un’Italia ferma alle manovre dei tecnici dell’alta finanza? No, vogliamo l'individuo protagonista di una Italia forte e sicura.


Commenti


Tf

©2023 

di Associazione Studentesca Aficionados.

bottom of page